Festival di Taobuk, conclusa la due giorni di Masterclass

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Nell’ambito del Festival di Taobuk, si è conclusa la due giorni delle due Masterclass, organizzate dall’Università di Messina in Accademia Peloritana dei Pericolanti.

“L’iniziativa delle due Masterclass si inquadra nel più ampio progetto di collaborazione con il Festival Taobuk della Presidentessa Antonella Ferrara – ha commentato la Rettrice, prof.ssa Giovanna Spatari – che vede la nostra Università con un ruolo fortemente attivo nelle iniziative culturali con i nostri studenti protagonisti di attività di tirocinio e di eventi simili a quelli degli ultimi giorni, con la presenza di due importanti autori Roberta Scorranese e Massimo Sideri i quali hanno discusso con i nostri ragazzi i loro recenti libri”.

“Siamo molto felici di rinnovare la collaborazione con l’Università di Messina – ha detto la Presidentessa, dott.ssa Antonella Ferrara –.  Abbiamo iniziato ieri, all’interno delle mura dell’Ateneo dove è importante mantenere sempre vivo il rapporto tra il Festival di Taobuk e gli studenti, questo ciclo di Masterclass, che ha visto ospiti Roberta Scorranese e Massimo Sideri. Con i loro ultimi libri, gli autori hanno posto l’accento sul filo conduttore che accompagnerà l’intero Festival, cioè, l’identità. I giovani dell’Università peloritana continueranno ad essere protagonisti con stage, workshop e tirocini anche a Taormina, dove una giornata sarà interamente incentrata sulla programmazione UniMe che sarà dedicata alla Scienza medica”.

Entrambi gli appuntamenti hanno esplorato le trame dei libri “A questo serve un corpo” di Roberta Scorranese (collegata da remoto) e “Il Visconte cibernetico” di Massimo Sideri e gli studenti di UniMe hanno avuto la possibilità di interagire con gli scrittori sui temi dell’uso del corpo femminile nell’arte e, poi, dell’innovazione e dell’intelligenza artificiale (a partire dal pensiero di Italo Calvino); a guidarli, in questi due giorni, sono stati i docenti dell’Ateneo Peloritano, i proff. Milena Meo, Fabio Rossi ed Emanuele La Rosa.

“A questo serve un corpo” mette al centro della sua riflessione il corpo femminile e le rappresentazioni che ne hanno fatto i massimi artisti di tutti i tempi (tra le altre, la regalità popolana ritratta nella Madonna del Parto di Piero della Francesca, l’antimichelangiolesca pienezza della Woman Eating di Duane Hanson o il dolore monumentale di Diego e io di Frida Kahlo), ma anche la fisicità di donne a noi più vicine, ciascuna con il suo segreto e la sua unicità. Insieme a quella del corpo, emerge con chiarezza in queste pagine la centralità dello sguardo, che fruga le superfici in cerca di verità più profonde.

In “Visconte cibernetico” viene più volte evidenziato la connessione fra Italo Calvino e la prova della tecnologia, in particolare, dell’intelligenza artificiale e delle sue implicazioni. Italo Calvino non è stato soltanto un geniale narratore dalla fantasia sconfinata e un acuto commentatore del presente. Il suo “Metodo”, evidenzia il libro, è anche la chiave appropriata per comprendere l’era in cui viviamo, anch’essa fatta di opposti, di benessere diffuso e di tremende disuguaglianze; di profondo, rapidissimo cambiamento e della resistenza umana allo stesso. Oggi si tratta dell’era della tecnologia tutta da scoprire.

L’autore Massimo Sideri si è così espresso durante la giornata conclusiva: “Il collegamento fra Italo Calvino e l’intelligenza artificiale è l’elemento chiave del volume. Parlare di lui in relazione alla tecnologia può sembrare una forzatura ma in realtà, insieme al coautore Andrea Prencipe, abbiamo sottolineato come lo scrittore sia stato un contemporaneo del futuro in grado di coniugare la sua preparazione umanistica con una enorme curiosità nei confronti della scienza. Pur senza mai nominarlo, nei suoi studi lui aveva già teorizzato il termine innovazione e in conferenze di livello internazionale giunse a parlare più volte di cibernetica, ovvero, quella che oggi chiamiamo intelligenza artificiale. Nel suo saggio ‘Cibernetica e fantasmi da scoprire e riscoprire’ Calvino si interrogava, facendo un riferimento ai computer, sull’arrivo di una macchina scrivente che avrebbe scritto i testi al posto degli scrittori. Cos’è che ci rende umani di fronte alla sconfitta nella battaglia del linguaggio? Italo Calvino ci dice che ciò che ci difenderà in questa relazione sempre più invadente con la tecnologia sarà, senza dubbio, la capacità umana di mantenere il controllo sulle domande e con esse sulla direzione in cui va la società”.